Se si seziona un albero si mette in risalto immediatamente una struttura stratificata e concentrica da cui, con un’analisi dendrocronologica, è possibile risalire alla storia della pianta (teoricamente ogni anello di accrescimento corrisponde ad un anno solare). L’anello più esterno è il più recente, quello più interno il più antico.
Si può anche notare come i vari strati non siano perfettamente separati fra di loro, ma in alcuni punti, specie in prossimità di nodi o di raggi, strati vicini, confluiscono in un unico strato, rendendo così più superficiale ciò che avrebbe dovuto essere più profondo.
Questi collegamenti superficie-profondità sono strettamente legati alla variabilità individuale e all’interazione con le situazioni ambientali, per cui hanno insito un elemento di imprevedibilità.
Tutto ciò indica che due parti vicine possono condividere degli aspetti strutturali e che, quindi, hanno più affinità di due parti lontane fra di loro.
Per il principio di corrispondenza ciò che avviene in una pianta lo si può ritrovare in un qualsiasi altro essere vivente, oltre che nella struttura dell’intero universo.
Nello sviluppo embrionario di un animale si può osservare lo stesso processo di stratificazione per cui le parti più antiche sono localizzate in una posizione più profonda rispetto a quelle più recenti.
Tipico ed eloquente esempio è l’immagine successiva, in cui è presentato lo sviluppo del tubo neurale (struttura da cui prenderà origine il sistema nervoso) nei vertebrati.
Quel che avviene nel singolo individuo avviene anche a livello filogenetico: più un essere vivente ci è prossimo, nella sequenza evolutiva, più presenta affinità strutturali con noi; più ci è lontano meno sono le sue affinità con noi.
Questi dati diventano importanti quando due esseri entrano in stretto contatto fra di loro, nel senso che uno si ciba dell’altro.
La Natura ci mostra con evidenza cosa avviene quando il cibo proviene da una fonte filogenetica lontana o vicina.
Gli erbivori e i frugivori, che si nutrono di fonti filogeneticamente lontane, sono gli animali più longevi, potendo anche raggiungere età secolari, oltre che moli gigantesche (elefanti, rinoceronti, ippopotami, ecc.)
I carnivori invece che si nutrono di fonti filogeneticamente vicine, hanno vita decisamente più breve.
E’ interessante notare che questi due gruppi di animali hanno anche un sistema digerente impostato in modo totalmente differente: negli erbivori e nei frugivori il cibo persiste per un tempo prolungato nell’intestino consentendo il massimo contatto con le strutture abilitate all’assorbimento dei nutrienti; nei carnivori, invece, il transito è veloce e il contatto ridotto al minimo.
Sembrerebbe che la Natura in qualche modo protegga i carnivori da possibili inconvenienti legati al contatto prolungato con gli elementi della mucosa intestinale. Ciononostante la vita media dei carnivori è molto più breve di quella degli erbivori-frugivori.
In campo umano, almeno attualmente, si osserva una totale incoerenza, tra quelle che sono le predisposizioni naturali (intestino lungo, prolungata persistenza del cibo e prolungato contatto di questo con la mucosa intestinale, che sono caratteristiche tipiche degli erbivori-frugivori) e le scelte alimentari con presenza massiccia di prodotti di provenienza animale (latte, latticini, formaggi, salumi, carni).
La conseguenza immediata di tale alimentazione, che si può osservare già da piccola età, è la frequenza di patologie degli organi emuntori, sovraccarichi di tossine provenienti dai prodotti animali, tipo faringiti, tonsilliti, sindromi asmatiche, infezioni urinarie, dismicrobismi intestinali, dermatiti allergiche, ecc.
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