Nel mondo antico, in ogni casa, c’era un oggetto di uso quotidiano che al di là della sua utilità pratica, nascondeva un significato “esoterico” molto importante. Quest’oggetto era l’anfora, il vaso per eccellenza.
Ci sono molti riferimenti biblici intorno ai vasi e, nel Nuovo Testamento, Gesù riferendosi all’Apostolo Giovanni afferma: “Egli mi è un vaso caro!”.
Come mai per indicare una persona si usava questa metafora? Perché la forma geometrica dell’anfora era quella di un “cuore” con le “orecchie”, e l’Uomo era considerato proprio come “un cuore con le orecchie”.
Questa definizione implicava che la vera funzione profonda dell’orecchio fosse il sentire, mentre quella superficiale fosse l’udire.
La figura a sinistra mostra chiaramente come ci sia anche anatomicamente un rapporto diretto tra orecchie e cuore, tramite i vasi del collo (carotidi e giugulari).
“Ho udito un rumore nel corridoio!”….
“Ti rendi conto di quanto sei scialbo/a e brutto/a?” ….
“Sei un/a bambino/a cattivo/a e non meriti niente! Solo tante punizioni.” ….
“Stai zitto e ascoltami!” ….
“Perché mi dici queste cose? Basta! Basta! Non voglio sentire più niente!”….
“Non gridare: Mi fa male al cuore!”….
“Da un orecchio entra e dall’altro esce.”….
“Qualsiasi cosa la gente possa dire non mi tocca. Io sono il migliore.”….
“Oggi mi sento proprio le orecchie tappate!”….
Negli esempi mimati, riportati sopra, sono stati presentati in modo sintetico i vari aspetti della funzione auricolare.
La prima riguarda il senso dell’udito, che è quindi un aspetto puramente nervoso-mentale.
Gli altri riguardano invece l’aspetto percettivo, quindi “sensibilità auditiva” e sono in diretto rapporto col “cuore”.
Normalmente non si fa caso al fatto che un disturbo possa colpire l’orecchio destro o il sinistro. Nei comuni concetti di medicina accademica ciò non è rilevante.
Nel campo della medicina energetica ciò è invece di rilevanza fondamentale per risalire alle cause del disturbo.
La figura accanto riporta gli elementi causali distintivi di un’alterazione funzionale e/o patologica delle orecchie, in rapporto alla “lateralità” destra o sinistra.
Ognuno è così in grado di rapportare le frasi, suggerite negli esempi, alla relativa lateralità.
Nella stampa medica pediatrica ufficiale è riportato questo dato statistico:
Più di 3 bambini su 4 hanno sofferto di otite media catarrale prima dei tre anni d'età.
Come si può rilevare non esiste alcun riferimento alla lateralità, e sarebbe altamente auspicabile che qualche ricercatore si soffermasse su questo elemento: scoprirebbe con sorpresa la netta prevalenza della lateralità sinistra in queste patologie!
Quando un bambino presenta un’otite sinistra, nei primi tre anni d’età, vuol dire che la pressione ambientale è diventata per lui molto dolorosa e insostenibile, ed il più delle volte è legata alle aspettative dei genitori.
Pensate a quanta pressione sono sottoposti alcuni bambini solo per il fatto che non riescono a fare a meno dei pannolini; e di come molti genitori sottraggano questi elementi protettivi prima che il bimbo sia pronto al controllo sfinterico spontaneo (e questo solo perché l’amichetto/a o il/la vicino/a di casa l’ha già fatto!), che ha come conseguenza logica l’enuresi notturna (fare pipì a letto) e l’incontinenza diurna (farsi la pipì addosso), con urla e grida di rimprovero (soprattutto da parte delle mamme!) e di scherno (da parte dei papà!) che possono protrarsi per molto tempo.
Non migliore è la situazione in età scolare a cui, alle aspettative dei genitori (solitamente sempre in rapporto con le comparazioni/competizioni con altri coetanei!), si aggiunge l’interazione con i compagni di classe con accettazione o allontanamento/derisione in rapporto a vari elementi fra cui la fisicità, l’elocuzione, ingenuità, la bravura, discriminazione di classe sociale, razzismo, ecc.
Un esempio interessante di come la pressione genitoriale possa avere conseguenze drammatiche nella vita di un individuo (e sul suo senso dell’udito) lo si può trarre dalla biografia di un genio della musica come Ludwig van Beethoven.
Padre musicista che vuole per forza (e per prestigio personale!) che il figlio, virtuoso di pianoforte da piccolissima età, diventi un fenomeno come Mozart, che compose la sua prima sinfonia all’età di tre anni. Si può ben immaginare a quale martellamento quotidiano potesse essere sottoposto il piccolo Ludwig che, pur amando la musica, doveva confrontarsi col fenomeno Mozart col dovere di emularlo e quindi snaturare il suo profondo senso musicale. Le prime due sinfonie scritte da Beethoven sono redatte, in effetti, in perfetto stile mozartiano; ma non era quella la sua musica, quella che sentiva nel cuore. Si può anche immaginare come, progressivamente, attraverso ripetute otiti, il giovane Beethoven cominci ad isolarsi dall’ambiente esterno fino a raggiungere la totale sordità, unica condizione che gli poteva permettere di percepire la sua musica direttamente dalla sorgente: il cuore. La sua sinfonia più bella e maestosa, la Sinfonia N. 9 “Inno alla gioia”, l’ha scritta in uno stato di perfetta sordità, quindi non l’ha mai ascoltata: l’ha solo sentita.
In questo racconto è riportato anche la dinamica del passaggio da una situazione conflittuale in entrata (sinistra: induzione, obbligo, dovere) ad una di blocco in uscita (destra: intenzione di isolamento ed esclusione), col risultato di un’alterazione che da funzionale diventa anatomo-patologica (otosclerosi), che porta alla sordità.
Il blocco in uscita può realizzarsi anche quando l’individuo volontariamente esclude dalla propria vita l’interlocuzione, cioè la disponibilità al dialogo e alla condivisione con altri, accentrandosi sul proprio Ego e sentendo (creando) un forte divario d’importanza fra sé e gli altri.
La frase riportata sopra (“Perché mi dici queste cose? Basta! Basta! Non voglio sentire più niente!”….), che è caratteristica della lateralità sinistra dell’orecchio, in cui esiste, se pur doloroso, un dialogo con l’ambiente esterno, trasferita alla lateralità destra diverrebbe:
“Come osa parlarmi così? Lei non sa chi sono Io!”
In questa impostazione è evidente il senso d’importanza e d’isolamento in cui vive tale individuo e, nella mia esperienza clinica, ho notato episodi di rottura spontanea della membrana del timpano in persone che presentavano un atteggiamento simile, facilmente spiegabile con l’indisponibilità all’ascolto. Se tale atteggiamento si protrae per un tempo sufficientemente lungo insorge progressivamente la sordità.
Una fase intermedia, tra importanza e isolamento, è quella in cui c’è il senso d’importanza ma deve essere riconosciuta da altri.
Mi vengono in mente i casi di “bullismo” nelle scuole, in cui si creano gruppi intorno ad un presupposto capo carismatico, che affermano la propria superiorità infierendo su individui di natura più mite (Anche nel campo lavorativo si incontrano facilmente situazioni simili quando c’è una gerarchizzazione dell’attività).
Tutte situazioni fortemente a rischio per patologie infiammatorie e/o degenerative delle orecchie, sia in chi opprime sia in chi subisce.
Anche il cuore che, come abbiamo detto, è in rapporto diretto con le orecchie, può subire delle ripercussioni negative dai vari atteggiamenti precedentemente descritti, che vanno dall’estrema sensibilità agli eventi esterni, (ansia, paura, panico) con palpitazioni e altre forme di aritmia, alla patologia ischemica (angina, infarto) per insensibilità e rigidità emotivo/affettiva nei confronti dell’ambiente esterno.
Conclusione
L’ascolto è la meravigliosa funzione delle orecchie e la musica è il miglior supporto per l’educazione corretta di quest’organo.
Una cuffia che diffonda armonie musicali, applicata sul ventre di una gestante, dà gioia e serenità al nascituro e lo prepara a meglio affrontare il trauma sonoro (e disarmonico!) della nascita.
Un rimprovero guidato (non gridato!) e spiegato, non incontra resistenza e scende direttamente nel cuore e fruttifera.
I bambini hanno una tendenza naturale all’aggregazione e alla condivisione attraverso il gioco, per cui ogni induzione alla distinzione, esclusività e superiorità, lo rende un disadattato sociale, poiché sarà difficile che possa trovare qualcuno alla “propria altezza” con cui dialogare (Pensate a quante difficoltà e insuccessi/rotture si espongono queste persone quando instaurano dei rapporti di coppia!).
In ogni caso, osservare e lasciare esprimere ai propri figli le loro innate qualità è il modo migliore per mantenerli in salute ed in armonia con i coetanei ed in generale con l’ambiente in cui vivono.
Sono convinto che la vera prevenzione delle malattie sia in mano ai genitori/educatori, piuttosto che alle indagini cliniche che arrivano sempre dopo, quando il danno si è instaurato, costringendo la Medicina a “rattoppare” la parte malata.