sabato 30 ottobre 2010

Le malattie Culturali - L'orecchio e il sentire

Nel mondo antico, in ogni casa, c’era un oggetto di uso quotidiano che al di là della sua utilità pratica, nascondeva un significato “esoterico” molto importante. Quest’oggetto era l’anfora, il vaso per eccellenza.
Ci sono molti riferimenti biblici intorno ai vasi e, nel Nuovo Testamento, Gesù riferendosi all’Apostolo Giovanni afferma: “Egli mi è un vaso caro!”.
Come mai per indicare una persona si usava questa metafora? Perché la forma geometrica dell’anfora era quella di un “cuore” con le “orecchie”, e l’Uomo era considerato proprio come “un cuore con le orecchie”.
Questa definizione implicava che la vera funzione profonda dell’orecchio fosse il sentire, mentre quella superficiale fosse l’udire.

La figura a sinistra mostra chiaramente come ci sia anche anatomicamente un rapporto diretto tra orecchie e cuore, tramite i vasi del collo (carotidi e giugulari). 

“Ho udito un rumore nel corridoio!”….
“Ti rendi conto di quanto sei scialbo/a e brutto/a?” ….
“Sei un/a bambino/a cattivo/a e non meriti niente! Solo tante punizioni.” ….
“Stai zitto e ascoltami!” ….
“Perché mi dici queste cose? Basta! Basta! Non voglio sentire più niente!”….
“Non gridare: Mi fa male al cuore!”….
“Da un orecchio entra e dall’altro esce.”….
“Qualsiasi cosa la gente possa dire non mi tocca. Io sono il migliore.”….
“Oggi mi sento proprio le orecchie tappate!”….

Negli esempi mimati, riportati sopra, sono stati presentati in modo sintetico i vari aspetti della funzione auricolare.
La prima riguarda il senso dell’udito, che è quindi un aspetto puramente nervoso-mentale.
Gli altri riguardano invece l’aspetto percettivo, quindi “sensibilità auditiva” e sono in diretto rapporto col “cuore”.
Normalmente non si fa caso al fatto che un disturbo possa colpire l’orecchio destro o il sinistro. Nei comuni concetti di medicina accademica ciò non è rilevante.
Nel campo della medicina energetica ciò è invece di rilevanza fondamentale per risalire alle cause del disturbo.
La figura accanto riporta gli elementi causali distintivi di un’alterazione funzionale e/o patologica delle orecchie, in rapporto alla “lateralità” destra o sinistra.
Ognuno è così in grado di rapportare le frasi, suggerite negli esempi, alla relativa lateralità.


Nella stampa medica pediatrica ufficiale è riportato questo dato statistico: 
Più di 3 bambini su 4 hanno sofferto di otite media catarrale prima dei tre anni d'età.

Come si può rilevare non esiste alcun riferimento alla lateralità, e sarebbe altamente auspicabile che qualche ricercatore si soffermasse su questo elemento: scoprirebbe con sorpresa la netta prevalenza della lateralità sinistra in queste patologie!
Quando un bambino presenta un’otite sinistra, nei primi tre anni d’età, vuol dire che la pressione ambientale è diventata per lui molto dolorosa e insostenibile, ed il più delle volte è legata alle aspettative dei genitori.
Pensate a quanta pressione sono sottoposti alcuni bambini solo per il fatto che non riescono a fare a meno dei pannolini; e di come molti genitori sottraggano questi elementi protettivi prima che il bimbo sia pronto al controllo sfinterico spontaneo (e questo solo perché l’amichetto/a o il/la vicino/a di casa l’ha già fatto!), che ha come conseguenza logica l’enuresi notturna (fare pipì a letto) e l’incontinenza diurna (farsi la pipì addosso), con urla e grida di rimprovero (soprattutto da parte delle mamme!) e di scherno (da parte dei papà!) che possono protrarsi per molto tempo.
Non migliore è la situazione in età scolare a cui, alle aspettative dei genitori (solitamente sempre in rapporto con le comparazioni/competizioni con altri coetanei!), si aggiunge l’interazione con i compagni di classe con accettazione o allontanamento/derisione in rapporto a vari elementi fra cui la fisicità, l’elocuzione, ingenuità, la bravura, discriminazione di classe sociale, razzismo, ecc.
Un esempio interessante di come la pressione genitoriale possa avere conseguenze drammatiche nella vita di un individuo (e sul suo senso dell’udito) lo si può trarre dalla biografia di un genio della musica come Ludwig van Beethoven.
Padre musicista che vuole per forza (e per prestigio personale!) che il figlio, virtuoso di pianoforte da piccolissima età, diventi un fenomeno come Mozart, che compose la sua prima sinfonia all’età di tre anni. Si può ben immaginare a quale martellamento quotidiano potesse essere sottoposto il piccolo Ludwig che, pur amando la musica, doveva confrontarsi col fenomeno Mozart col dovere di emularlo e quindi snaturare il suo profondo senso musicale. Le prime due sinfonie scritte da Beethoven sono redatte, in effetti, in perfetto stile mozartiano; ma non era quella la sua musica, quella che sentiva nel cuore. Si può anche immaginare come, progressivamente, attraverso ripetute otiti, il giovane Beethoven cominci ad isolarsi dall’ambiente esterno fino a raggiungere la totale sordità, unica condizione che gli poteva permettere di percepire la sua musica direttamente dalla sorgente: il cuore. La sua sinfonia più bella e maestosa, la Sinfonia N. 9 “Inno alla gioia”, l’ha scritta in uno stato di perfetta sordità, quindi non l’ha mai ascoltata: l’ha solo sentita.
In questo racconto è riportato anche la dinamica del passaggio da una situazione conflittuale in entrata (sinistra: induzione, obbligo, dovere) ad una di blocco in uscita (destra: intenzione di isolamento ed esclusione), col risultato di un’alterazione che da funzionale diventa anatomo-patologica (otosclerosi), che porta alla sordità.

Il blocco in uscita può realizzarsi anche quando l’individuo volontariamente esclude dalla propria vita l’interlocuzione, cioè la disponibilità al dialogo e alla condivisione con altri, accentrandosi sul proprio Ego e sentendo (creando) un forte divario d’importanza fra sé e gli altri.
La frase riportata sopra (“Perché mi dici queste cose? Basta! Basta! Non voglio sentire più niente!”….), che è caratteristica della lateralità sinistra dell’orecchio, in cui esiste, se pur doloroso, un dialogo con l’ambiente esterno, trasferita alla lateralità destra diverrebbe:
“Come osa parlarmi così? Lei non sa chi sono Io!”
In questa impostazione è evidente il senso d’importanza e d’isolamento in cui vive tale individuo e, nella mia esperienza clinica, ho notato episodi di rottura spontanea della membrana del timpano in persone che presentavano un atteggiamento simile, facilmente spiegabile con l’indisponibilità all’ascolto. Se tale atteggiamento si protrae per un tempo sufficientemente lungo insorge progressivamente la sordità.
Una fase intermedia, tra importanza e isolamento, è quella in cui c’è il senso d’importanza ma deve essere riconosciuta da altri.
Mi vengono in mente i casi di “bullismo” nelle scuole, in cui si creano gruppi intorno ad un presupposto capo carismatico, che affermano la propria superiorità infierendo su individui di natura più mite (Anche nel campo lavorativo si incontrano facilmente situazioni simili quando c’è una gerarchizzazione dell’attività).
Tutte situazioni fortemente a rischio per patologie infiammatorie e/o degenerative delle orecchie, sia in chi opprime sia in chi subisce.
Anche il cuore che, come abbiamo detto, è in rapporto diretto con le orecchie, può subire delle ripercussioni negative dai vari atteggiamenti precedentemente descritti, che vanno dall’estrema sensibilità agli eventi esterni, (ansia, paura, panico) con palpitazioni e altre forme di aritmia, alla patologia ischemica (angina, infarto) per insensibilità e rigidità emotivo/affettiva nei confronti dell’ambiente esterno.

Conclusione
L’ascolto è la meravigliosa funzione delle orecchie e la musica è il miglior supporto per l’educazione corretta di quest’organo.
Una cuffia che diffonda armonie musicali, applicata sul ventre di una gestante, dà gioia e serenità al nascituro e lo prepara a meglio affrontare il trauma sonoro (e disarmonico!) della nascita.
Un rimprovero guidato (non gridato!) e spiegato, non incontra resistenza e scende direttamente nel cuore e fruttifera.
I bambini hanno una tendenza naturale all’aggregazione e alla condivisione attraverso il gioco, per cui ogni induzione alla distinzione, esclusività e superiorità, lo rende un disadattato sociale, poiché sarà difficile che possa trovare qualcuno alla “propria altezza” con cui dialogare (Pensate a quante difficoltà e insuccessi/rotture si espongono queste persone quando instaurano dei rapporti di coppia!).
In ogni caso, osservare e lasciare esprimere ai propri figli le loro innate qualità è il modo migliore per mantenerli in salute ed in armonia con i coetanei ed in generale con l’ambiente in cui vivono.
Sono convinto che la vera prevenzione delle malattie sia in mano ai genitori/educatori, piuttosto che alle indagini cliniche che arrivano sempre dopo, quando il danno si è instaurato, costringendo la Medicina a “rattoppare” la parte malata.

sabato 23 ottobre 2010

giovedì 7 ottobre 2010

Le Malattie Culturali - I denti e il senso critico


“Ascolta sempre mamma e papà! Anche quando mamma e papà ti picchiano, lo fanno per il tuo bene!”
“Sarà vero, forse: ma quanto fanno male le botte!”
“Papà, perché devo andare a dormire alle nove?”
“Perché i bambini alle nove vanno a letto”.
“Ma, papà, non ho sonno!”
“Ci vai lo stesso, perché ti devi abituare che alle nove si va a letto.”
Alle sette ci si deve alzare; all’una si deve mangiare; alle tre si comincia a fare i compiti; alle cinque si deve fare merenda; alle otto si cena; alle nove a letto …..
Manca solo che i piccoli timbrino il cartellino! (Qualcuno prima o poi ci penserà!).
Questo rappresenta solo un esempio di ciò che viene assimilato e dato per scontato fin dall’infanzia.
Di quanti cosiddetti “luoghi comuni (= cose che si danno per scontato)” la nostra vita quotidiana è costellata?

Lo stato dei  nostri denti rappresenta lo specchio fedele di ciò che abbiamo accettato/accettiamo  passivamente o abbiamo rifiutato/rifiutiamo, oppure delle giustificazioni mentali per assimilare razionalmente delle induzioni/convenzioni familiari/ambientali.

Per poter comprendere il senso di un’alterazione di qualsiasi organo o apparato, bisogna partire dalla conoscenza della sua normale funzione.
Qual è la normale funzione dei denti? La masticazione! (Per chi non ne fosse a conoscenza nella lingua italiana al termine “masticare” viene attribuito il valore di “conoscenza profonda di un argomento” (Es.: Quell’avvocato mastica bene il Codice!).
Ogni volta che portiamo il cibo alla bocca, i denti lo triturano e trasformandolo in bolo insieme alla saliva ne permettono la deglutizione. Il processo di triturazione è indispensabile anche per attivare le papille gustative e quindi assaporare le qualità del cibo con l’associato senso di gradimento o di disgusto.
Fondamentalmente, quindi, i denti preparano “l’analisi” di ciò che noi scegliamo come cibo.
Cosa si deve intendere per “cibo”?
Cibo è qualsiasi elemento proveniente dall’ambiente esterno che attraverso un processo di assimilazione entra a far parte dell’intima struttura di un individuo, nutrendolo nella sua totalità.
Questa definizione, quindi, non è applicabile solo al cibo fisico (pane, pasta, pomodori, cicorie, ecc.), ma anche ad ogni pensiero, sentimento, idea, comportamento che l’individuo accetta di far propria.
I “luoghi comuni” sono una reale minaccia per la salute dei denti, perché tendono a scavalcare proprio l’azione di analisi del “cibo”, che passa attraverso il processo masticatorio.
Le persone che hanno i denti cariati, normalmente non masticano, ma ingurgitano tutto ciò che arriva alla loro bocca. Come dire che accettano come buono tutto ciò che l’ambiente gli propone!
Credono a tutto ciò che gli si dice, in alcuni casi anche le cose più assurde.
Un esempio: Mia madre.
Ha perso tutti i denti da giovane età e questo perché non ha mai messo in dubbio la veridicità di quello che gli veniva proposto.
“Ho visto un asino volare” “Davvero? Dove?” ……
Le persone che invece hanno i denti storti o sovrapposti sono quelle che cercano in tutti i modi, dandosi una spiegazione forzatamente razionale, di accettare, un cibo anche indigesto, al solo fine di evitare di entrare in contrasto con l’ambiente (Quanti bambini e adolescenti con gli apparecchi per riallineare i denti!).
Le persone che invece rifiutano o si oppongono al cibo loro proposto (induzioni), tendono al prognatismo mandibolare (= mandibola sporgente), cioè mostrano i denti.
Le persone che hanno i denti stretti sono chiaramente ipercritiche e fortemente diffidenti verso tutto e tutti.
Le persone che hanno i denti larghi tendono invece a sorvolare sulle questioni importanti, mostrando una certa superficialità di giudizio (non vanno a fondo nella conoscenza).
Le persone che serrano i denti sono chiaramente chiusi ad ogni influenza esterna: il mondo comincia e finisce nel sé.
Le patologie delle gengive, le parodontopatie, i denti che si muovono, esprimono il dubbio, l’incertezza, l’incapacità di esprimere un giudizio sulle cose o sugli avvenimenti.

Conclusione
Dentifrici e spazzolini sono importanti nella prevenzione di alcune patologie (come ho riportato in altro scritto in corso d’opera), ma certamente sono inefficaci nel proteggere i denti dalla carie.
La vera prevenzione delle malattie dentarie si ottiene insegnando, da piccoli, ai nostri figli ad esprimere le proprie idee su ogni problema della vita quotidiana. “Cosa ne pensi di …?” “Secondo te …..?” ….
Un bel lavoro per un genuino educatore!
Un sano buon senso critico è il segreto per conservare denti sani per tutta la vita.


Risorse utili

Anagrafe e Malattia

Anagrafe e Malattia Anagrafe. [dal gr. ἀναγραϕή «registro»]. – Registro della popolazione destinato, in ogni comune, a documentare lo...

Lavori in corso ....../Working progress.....

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Lavori completati e pubblicati

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Informazioni personali

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Nato a Castellana Grotte (BA) nel 1951 Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1979 presso l’Università degli Studi di Parma Dal 1984 esercita la Professione di Medico di Medicina Generale in Casamassima (BA). Nel 1985 si iscrive al Corso Biennale di Omeopatia indetto nella Città di Bari dalle Scuole di Medicina Omeopatica “Mattioli-Palmieri” di Firenze, conseguendone l’Attestato nel 1987. Dal 1997 è attivo nell’informazione sulla integrazione alimentare da fonti naturali (e non da preparazioni chimico-farmaceutiche), quale supporto indispensabile al miglioramento e mantenimento dello stato di salute psico-fisico dell’individuo. Nel 2001 si avvicina allo studio e alla pratica delle tecniche di guarigione naturali del Reiki, percorrendone l’intero iter formativo fino alla qualifica di Usui Reiki Master, di Karuna Reiki® Master, e completando la formazione nelle tecniche giapponesi originali dell’Usui Ryoho Gakkai presso la Scuola Free Reiki® di Padova. Il lavoro di ricerca continua acquisendo la conoscenza di nuove tecniche fra cui EFT, Coaching, ed altre in via di sviluppo, sempre con l'obiettivo di ripristinare lo stato di benessere nelle persone che lo richiedono.

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