lunedì 21 febbraio 2011

L'ospedale secondo Veronesi: degenti tutti vegetariani


 Milano, 23 mar. (Adnkronos Salute) - Comfort degno di un albergo a più stelle. Stanze singole, tutte con bagno. Porte sempre aperte ai parenti, fumo bandito già al cancello d'ingresso e dieta rigorosamente 'verde'. L'oncologo Umberto Veronesi ripropone la sua idea di ospedale modello, ma punta 'la lente' sul piatto dei malati e lancia una proposta in più:
"Noi vorremmo che i nostri pazienti diventassero tutti vegetariani", perché "questo istituto deve avere anche una funzione educativa" e "dobbiamo dare anche l'esempio di una giusta alimentazione". Parlando ai giornalisti, oggi a margine delle celebrazioni per il 'raddoppio' dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e l'inaugurazione dell'Ieo 2-Day Center, il direttore scientifico dell'Irccs di via Ripamonti riassume la sua missione: "Vorremmo introdurre una quantità di innovazioni che spazzi via la vecchia cultura ospedaliera del passato. L'ospedale - sostiene l'ex ministro della Sanità - deve essere innanzitutto parte della comunità. Il paziente si deve sentire quasi a casa propria" e deve avere un'assistenza alberghiera di altissimo livello."Deve avere i parenti tutto il giorno con lui per rincuorarlo, per aiutarlo", precisa. E ancora: "Deve avere una camera singola solo per lui. Perché se nessuno andrebbe in un albergo a dormire con uno sconosciuto, non vedo perché un malato debba dormire con persone che non conosce e che possono anche volere una privacy per confidarsi con i propri familiari". Tutte le camere devono essere "con bagno", l'alimentazione "buona e sana" e l'intera area dell'ospedale deve essere no-smoking. "Qui all'Ieo - ricorda - è proibito fumare in tutta l'area delimitata dal recinto esterno". L'Ieo 2, che sorge di fronte all'Ieo e sarà operativo dagli inizi di aprile, punta a garantire percorsi super-rapidi per i malati di cancro. "Dalla diagnosi al trattamento in un giorno, massimo due o tre". Il nuovo Day Center "materializza e rende concreta un'idea di medicina che coltiviamo da molti anni", dice Veronesi. I progressi in prevenzione, diagnosi precoce e terapia "hanno cambiato volto alla cura del cancro, rendendola più efficace e più attenta alla qualità di vita del malato". Ma "ora anche l'ospedale deve cambiare", avverte l'ex ministro della Sanità. Il luogo di cura del futuro "deve proiettarsi verso la popolazione e organizzarsi per una medicina sempre più preventiva" e su misura, "orientata alle caratteristiche e ai bisogni della persona. Il nuovo ospedale deve essere più umano, più accogliente per chi varca le sue soglie con un carico di ansia spesso molto pesante e in una situazione di debolezza psicologica". Proprio in quest'ottica l'oncologo auspica strutture sempre più simili a una casa, anche nei 'ritmi'. Basta pranzi serviti alle 11 e cene alle 18, insiste da sempre l'oncologo. L'ospedale, continua, "da luogo di sofferenza deve diventare luogo di speranza. Bisogna comunicare al paziente l'aspettativa di un totale recupero, la fiducia nel futuro", insegna Veronesi. "Già oggi le percentuali di guarigione da un tumore sono pari in media all'80%, ma possono superare il 90% per il seno e arrivano al 95% per la prostata. Il medico ha il dovere di comunicare al paziente le sue reali condizioni, ma deve arricchire il suo messaggio con un forte contenuto di speranza. Il momento della diagnosi rappresenta infatti una frattura nella vita di una persona. E il medico deve accompagnare il malato in tutto il suo percorso", aiutandolo a superare "la ribellione che scatta davanti a una diagnosi di cancro". Il nuovo Ieo sarà "un avamposto della sanità italiana nel mondo, un esempio che spero possa essere seguito in tutto il Paese", conclude lo scienziato.

venerdì 11 febbraio 2011

Olio di pesce alleato contro rischi cancro seno

Utili ricerche ed un ottimo contributo nella limitazione del danno d'organo, ma nessuna informazione sulle vere cause della malattia, che a mio parere non sono organiche, ma culturali.
Roma, 8 lug. 2010 (Adnkronos Salute) - Buone notizie per le golose di alici, salmoni e pesce fresco. Secondo un recente studio pubblicato su 'Cancer Epidemiology , Biomarkers & Prevention', si moltiplicano i dati sull'effetto benefico degli integratori a base di olio di pesce, in particolare nella prevenzione del cancro al seno. I ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle (Usa), guidati da Emily White, hanno monitorato 35.016 donne in post-menopausa che non avevano una storia di cancro al seno e avevano completato un questionario di 24 pagine sull'uso di supplementi non-minerali e non-vitamine. Ebbene, dopo sei anni di follow-up , sono stati identificati 880 casi di cancro al seno. L'uso regolare di integratori a base di olio di pesce, che contengono alti livelli di acidi grassi omega-3, Epa e Dha, è stato collegato con un rischio ridotto del 32% di sviluppare un tumore al seno. Inoltre la riduzione del rischio sembra essere limitata proprio alla forma più comune della malattia. L'uso di altri tipi di integratori comunemente usati dalle donne per trattare i sintomi della menopausa non è stato associato, invece, a una riduzione del rischio cancro al seno. Questa ricerca è la prima a dimostrare un legame tra l'uso di supplementi a base di olio di pesce e una riduzione della neoplasia al seno. Tuttavia, il team mette in guarda contro eventuali raccomandazioni per la prevenzione 'al femminile', esclusivamente sulla base dei risultati di questo lavoro. Insomma, occorrono ulteriori ricerche ad hoc.

venerdì 4 febbraio 2011

La dieta vegetariana protegge chi ha malattie renali

27.12.2010 Una alimentazione vegetariana è in grado di procurare benefici alle persone che hanno una patologia renale. Lo sostiene una ricerca dell’ Indiana University pubblicata sul Clinical Journal of the American Society of Nephrology. Lo studio ha dimostrato che nei pazienti affetti da malattie renali una dieta vegetariana riduce i livelli di fosforo potenzialmente tossici nel sangue e nelle urine.
La ricerca è partita dal presupposto scientifico che chi soffre di malattie renali ha bisogno di limitare l’assunzione di fosforo – che si trova nelle proteine alimentari ed è un additivo alimentare comune – perché il suo fisico ha difficoltà a smaltire il minerale. Livelli di fosforo troppo alti possono portare a malattie cardiache e un incremento del rischio di mortalità.
Il team di ricercatori, guidati dalla dottoressa Sharon Moe, ha messo a confronto due diversi regimi alimentari. Dopo avere selezionato un gruppo di volontari, tutti con malattie renali, li ha sottoposti a due diete diverse, una vegetariana, a base di cereali, l’altra non vegerariana: alla fine, le analisi di sangue e urine hanno confermato che una dieta a base di cereali ha un rapporto decisamente inferiore di fosfati, inoltre e la maggior parte di essi si presenta sotto forma di fitati, che impiegano meno il metabolismo.

Ad integrazione di quanto riportato sopra, è da rilevare che un’alimentazione ricca di proteine alimentari (soprattutto se di origine animale) comporta oltre che un aumento di fosforo anche una carenza di calcio.
Questo avviene perché nel nostro organismo non esistono depositi di proteine (ci sono solo quelli di zuccheri e grassi), per cui l’eccesso, pur se in una prima fase è assorbito a livello intestinale, deve successivamente essere eliminato, transitando attraverso il torrente ematico, fino agli organi emuntori.
La natura acida di queste sostanze comporterebbe un abbassamento del ph ematico (incompatibile con la vita: il suo valore è mantenuto stabilmente a 7.4), se non venisse tamponato con gli elementi basici presenti in circolo. L’elemento basico più abbondante presente nel sangue è il calcio che quindi si lega alle proteine neutralizzandone l’acidità e sotto forma di proteinati di calcio viene eliminato dagli organi emuntori.
Quindi un’alimentazione ricca di proteine comporta un’alterazione del rapporto calcio-fosforo che a sua volta si esprime in una tendenza all’aumento della irritabilità neuro-muscolare, che giustifica le patologie cardiologiche (il cuore è un muscolo!) di cui si parla sopra.

martedì 1 febbraio 2011

Muscoli più forti con meno proteine nel piatto. Studio Telethon

Questo articolo è una chiara risposta a tutti coloro che temono di andare incontro a carenze proteiche se decidessero di praticare un’alimentazione vegetariana.

Milano, 2 nov. (Adnkronos Salute) - Una dieta povera di proteine può aiutare a combattere la degenerazione muscolare causata da malattie come la distrofia. Ma più in generale, mangiare meno carne potrebbe contribuire a rallentare i processi di invecchiamento. Lo suggerisce uno studio italiano finanziato da Telethon e pubblicato su 'Nature Medicine', condotto da Paolo Bonaldo, dell'università di Padova, e Marco Sandri, dell'Istituto veneto di medicina molecolare e dell'ateneo padovano. Alla ricerca hanno collaborato anche altri ricercatori Telethon, come Luciano Merlini dell'università di Ferrara, Nadir Maraldi dell'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna e Paolo Bernardi dell'università di Padova.Il team italiano ha dimostrato per la prima volta che si possono migliorare i sintomi della miopatia di Bethlem e della distrofia muscolare di Ullrich controllando la cosiddetta autofagia (auto digestione) , il processo fisiologico che rimuove dalle cellule sostanze tossiche o porzioni cellulari danneggiate. Le due malattie genetiche rare - spiega Telethon in una nota - sono dovute a un difetto nel collagene VI, la proteina responsabile dell'ancoraggio delle fibre muscolari alla loro struttura esterna di supporto (la matrice). Nel 2008 gli stessi ricercatori avevano dimostrato che il difetto genetico causa un'alterazione dei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule: con la progressione della malattia, i mitocondri difettosi si accumulano nelle cellule muscolari e le portano alla morte. Ora gli scienziati hanno osservato che questi meccanismi sono strettamente correlati a una inefficiente autofagia sia nei topi distrofici sia nelle biopsie muscolari prelevate dai pazienti. Hanno provato inoltre che, grazie a una dieta povera di proteine o a un trattamento farmacologico ad hoc, si può promuovere la 'pulizia cellulare' nei topi distrofici quanto basta per rimuovere i mitocondri difettosi e mantenere le fibre muscolari pulite dalle sostanze di scarto. In questo modo si ottiene un miglioramento significativo della salute dei muscoli, che nel modello animale si è tradotto anche in un aumento della forza muscolare. "L'autofagia è molto importante per un riciclo 'intelligente' delle sostanze che si accumulano nella cellula - spiega Bonaldo - Fornisce energia quando l'apporto metabolico è insufficiente ed evita la morte cellulare quando la cellula è affollata da materiali di scarto. Poterla controllare con la dieta o con un trattamento farmacologico mirato potrebbe rivelarsi una strategia vincente per contrastare la progressione della distrofia di Ullrich e della miopatia di Bethlem". Più in generale, ritengono gli scienziati, "il controllo dell'autofagia potrebbe contribuire a contrastare l'invecchiamento delle cellule legato all'età: consumando una dieta povera di proteine e di aminoacidi e facendo tanto movimento, si può 'dare una mano' ad attivare questo meccanismo e a mantenere attivo il metabolismo basale del nostro corpo", puntualizzano gli studiosi. "E' importante però mantenere un giusto equilibrio", avverte Sandri. Infatti, "se l'autofagia viene attivata in modo eccessivo la cellula è portata di fatto ad 'autodigerirsi' e quindi a morire. Occorre quindi poter controllare questa attivazione: come accade generalmente in natura, il giusto equilibrio è sempre la strategia vincente".

Risorse utili

Anagrafe e Malattia

Anagrafe e Malattia Anagrafe. [dal gr. ἀναγραϕή «registro»]. – Registro della popolazione destinato, in ogni comune, a documentare lo...

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Doni dell'Energia Reiki

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Nato a Castellana Grotte (BA) nel 1951 Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1979 presso l’Università degli Studi di Parma Dal 1984 esercita la Professione di Medico di Medicina Generale in Casamassima (BA). Nel 1985 si iscrive al Corso Biennale di Omeopatia indetto nella Città di Bari dalle Scuole di Medicina Omeopatica “Mattioli-Palmieri” di Firenze, conseguendone l’Attestato nel 1987. Dal 1997 è attivo nell’informazione sulla integrazione alimentare da fonti naturali (e non da preparazioni chimico-farmaceutiche), quale supporto indispensabile al miglioramento e mantenimento dello stato di salute psico-fisico dell’individuo. Nel 2001 si avvicina allo studio e alla pratica delle tecniche di guarigione naturali del Reiki, percorrendone l’intero iter formativo fino alla qualifica di Usui Reiki Master, di Karuna Reiki® Master, e completando la formazione nelle tecniche giapponesi originali dell’Usui Ryoho Gakkai presso la Scuola Free Reiki® di Padova. Il lavoro di ricerca continua acquisendo la conoscenza di nuove tecniche fra cui EFT, Coaching, ed altre in via di sviluppo, sempre con l'obiettivo di ripristinare lo stato di benessere nelle persone che lo richiedono.

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