giovedì 30 settembre 2010

La prima parola dei bambini: Mamma o Amamam…. ?


Si dice che la prima parola che impara il neonato sia “mamma”, per la gioia di tutte le mamme.
I papà invece rimangono piuttosto perplessi, poiché anche quando sono loro a prendersi cura dei piccoli nati, sin dalla loro nascita, questi continuano a ripetere “mamma” e non “papà”, anche se questi amorevolmente ripetono al bimbo “papà”, “papà”, “papà”!
Se guardiamo attraverso le varie lingue, notiamo che la parola “mamma”, pur con piccole variazioni è ricorrente; diversamente dalla parola “papà” che invece cambia notevolmente da una all’altra.
Allora mi sono chiesto se ci fosse qualche motivo che spingesse il piccolo a pronunciare proprio quella parola, piuttosto che altre.
Durante queste “meditazioni” sulla parola “mamma”, sono stato portato ad accostarla ad un'altra, che è molto conosciuta in India, e cioè AUM.
AUM è il nome di Dio che spesso viene ripetuto attraverso la sua contrazione in OM.
Perché la sillaba AUM è diventata il nome di Dio?
Ponendomi questa domanda mi è stata immediatamente chiara la risposta!
La lettera A richiede per essere pronunciata la massima apertura della bocca.
La lettera M per essere pronunciata richiede la totale chiusura della bocca.
La U invece richiede un’emissione prolungata (un soffio di vento!).
Quindi fra la A e la M sono distribuiti tutti gli altri suoni.
A è l’inizio ed M è la fine. La U fra le due indica un percorso assimilabile al “tempo”.
Per cui si può dire che AM rappresenta l’eterno presente, mentre AUM rappresenta lo scorrere del tempo.
Quindi effettivamente AUM rappresenta la manifestazione di Dio.
Vangelo di Giovanni:
1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.

Praticamente il bambino, dovendo imparare a parlare, non ha scelta: deve partire dai suoni estremi, e quindi dalla A e dalla M. Quindi ripete: AMAMAMAMAM … , però, siccome per noi è più usuale far precedere la consonante alla vocale, finiamo per percepire: MAMAMAMAMA …!

Conclusione
Da tutto ciò si deduce che per il bambino la ripetizione della parola “mamma” rappresenta solo una prova tecnica di vocalizzazione, con buona pace dei papà.

martedì 28 settembre 2010

Concetto di Stratificazione & Alimentazione nei vegetariani e nei carnivori

Se si seziona un albero si mette in risalto immediatamente una struttura stratificata e concentrica da cui, con un’analisi dendrocronologica, è possibile risalire alla storia della pianta (teoricamente ogni anello di accrescimento corrisponde ad un anno solare). L’anello più esterno è il più recente, quello più interno il più antico.
Si può anche notare come i vari strati non siano perfettamente separati fra di loro, ma in alcuni punti, specie in prossimità di nodi o di raggi, strati vicini, confluiscono in un unico strato, rendendo così più superficiale ciò che avrebbe dovuto essere più profondo.
Questi collegamenti superficie-profondità sono strettamente legati alla variabilità individuale e all’interazione con le situazioni ambientali, per cui hanno insito un elemento di imprevedibilità.
Tutto ciò indica che due parti vicine possono condividere degli aspetti strutturali e che, quindi, hanno più affinità di due parti lontane fra di loro.
Per il principio di corrispondenza ciò che avviene in una pianta lo si può ritrovare in un qualsiasi altro essere vivente, oltre che nella struttura dell’intero universo.
Nello sviluppo embrionario di un animale si può osservare lo stesso processo di stratificazione per cui le parti più antiche sono localizzate in una posizione più profonda rispetto a quelle più recenti.
Tipico ed eloquente esempio è l’immagine successiva, in cui è presentato lo sviluppo del tubo neurale (struttura da cui prenderà origine il sistema nervoso) nei vertebrati.
Quel che avviene nel singolo individuo avviene anche a livello filogenetico: più un essere vivente ci è prossimo, nella sequenza evolutiva, più presenta affinità strutturali con noi; più ci è lontano meno sono le sue affinità con noi.
Questi dati diventano importanti quando due esseri entrano in stretto contatto fra di loro, nel senso che uno si ciba dell’altro.
La Natura ci mostra con evidenza cosa avviene quando il cibo proviene da una fonte filogenetica lontana o vicina.
Gli erbivori e i frugivori, che si nutrono di fonti filogeneticamente lontane, sono gli animali più longevi, potendo anche raggiungere età secolari, oltre che moli gigantesche (elefanti, rinoceronti, ippopotami, ecc.)
I carnivori invece che si nutrono di fonti filogeneticamente vicine, hanno vita decisamente più breve.
E’ interessante notare che questi due gruppi di animali hanno anche un sistema digerente impostato in modo totalmente differente: negli erbivori e nei frugivori il cibo persiste per un tempo prolungato nell’intestino consentendo il massimo contatto con le strutture abilitate all’assorbimento dei nutrienti; nei carnivori, invece, il transito è veloce e il contatto ridotto al minimo.
Sembrerebbe che la Natura in qualche modo protegga i carnivori da possibili inconvenienti legati al contatto prolungato con gli elementi della mucosa intestinale. Ciononostante la vita media dei carnivori è molto più breve di quella degli erbivori-frugivori.
In campo umano, almeno attualmente, si osserva una totale incoerenza, tra quelle che sono le predisposizioni naturali (intestino lungo, prolungata persistenza del cibo e prolungato contatto di questo con la mucosa intestinale, che sono caratteristiche tipiche degli erbivori-frugivori) e le scelte alimentari con presenza massiccia di prodotti di provenienza animale (latte, latticini, formaggi, salumi, carni).
La conseguenza immediata di tale alimentazione, che si può osservare già da piccola età, è la frequenza di patologie degli organi emuntori, sovraccarichi di tossine provenienti dai prodotti animali, tipo faringiti, tonsilliti, sindromi asmatiche, infezioni urinarie, dismicrobismi intestinali, dermatiti allergiche, ecc.

sabato 25 settembre 2010

La Metafora di Lucifero

La “mancanza”: origine di tutti i mali!

La natura dell’Universo è “Abbondanza”, per cui in esso c’è sempre tutto ciò di cui pensiamo d’aver bisogno.
C’è un autore che è vissuto circa un secolo fa e che si chiamava Wallace D. Wattles (1860 – 1911) che nel suo libro “La scienza del diventare ricchi”, afferma che […] se anche tutto l’oro presente nelle miniere del nostro pianeta fosse preso dagli uomini e ce ne fosse ancora richiesta, l’universo si adopererebbe per produrne dell’altro.


Michael Bernard Beckwith (progressista transreligioso non allineato)
[…]ci sono cose in abbondanza per tutti.
Nella mente dell'umanità c'è una bugia che agisce come un virus. Questa bugia dice: «Non ci sono cose buone a sufficienza per tutti. C'è carenza e ci sono limiti, e le cose non bastano». E per via di questa bugia la gente vive nella paura, nell' avidità, nell' avarizia, e quei pensieri di paura, avidità, avarizia e carenza diventano la sua esperienza. Quindi il mondo ha preso una pastiglia che ha popolato di incubi i suoi sonni. La verità è che c'è abbondanza di cose buone. Ci sono idee creative, potere, amore e gioia in abbondanza. Una mente consapevole della propria natura infinita comincia a rendersene conto.
Tutto questo per indicare che il concetto di “mancanza” è pura illusione, proprio quella che le filosofie indiane chiamano “Il velo di Maya”.
Il termine Maya indica più precisamente l’idea di separazione, di mancanza di unità. Per cui sollevando il velo si (s)vela la sostanziale unità di tutte le cose e quindi l’assurdità di ogni forma di competizione, contrapposizione, appropriazione, sottrazione, in quanto c’è tutto per tutti.
E’ interessante notare anche che la stessa parola anagrammata in Yama indichi l’idea della morte come mancanza della vita, anche qui intesa come pura illusione, in quanto nell’Universo tutto è vita.
Nella nostra tradizione occidentale il concetto di “mancanza” viene incarnato dalla figura di Lucifero.
La storia riportata dalla Bibbia cristiana e dagli scritti dei Padri della Chiesa, è che in origine Lucifero fosse l'Arcangelo più bello, più splendente e più vicino a Dio, chiamato quindi Lucifero ("portatore di luce"), che però, proprio per questa sua vicinanza, credette d'essere non solo come Dio, ma più potente dell'Onnipotente stesso, peccando così di superbia e ribellandosi al volere di Dio (come è scritto: "Similis ero Altissimo", cioè "Sarò simile all'Altissimo", Isaia, 14,14).
Ciò che emerge da questa storia è che, nonostante avesse tutto, Lucifero aspirasse ad una cosa che non gli apparteneva: Il posto del suo creatore. Quindi viveva la mancanza del Trono di Dio, e ciò offuscò la sua visione e passando dall’assoluto presente al relativo temporale ["Sarò (futuro) simile all'Altissimo"], pose di fatto la premessa della sua separazione entrando nel mondo dell’illusione (precipitò sulla Terra) portando con sé il germe della separazione che diffonde fra gli uomini diventando “Il Diavolo” che significa “colui che separa”.
La Bibbia fa risalire quest’azione separatoria luciferica proprio agli albori della umanità attraverso il Mito di Adamo, Eva, il serpente e l’albero. Anche qui si ritrova l’illusione di un potere che manca e che può essere conquistato attraverso il frutto dell’albero. L’epilogo è lo stesso: si abbandona l’abbondanza del Giardino di Eden, per entrare nel deserto del mondo con le sue privazioni.
Da tutto ciò emerge che la vera causa di tutti i mali della nostra vita nasce dall’idea della mancanza e della separazione.
Ci muoviamo verso ciò che ci manca, prendendo le distanze da chi potenzialmente possa concorrere con noi nell’ottenerlo = Il seme della Guerra.
Se ci pensate c’è una corsa all’accaparramento di qualsiasi cosa, che non necessariamente ci serve e che spesso sarà accantonata e diventerà un inutile zavorra che passa da un luogo all’altro inutilizzata.
Questo è ciò che intendo quando affermo che ciò che richiede sforzo e lotta non mi appartiene e che potenzialmente lo sto sottraendo ad un altro che lo sta ricercando. Inoltre questa impostazione mi fa realmente vivere “diabolicamente”, quindi pieno di paure per la sottrazione, con il sospetto verso tutto e tutti, barricandomi in casa trasformando un luogo di serenità in una prigione, e per la Legge di Attrazione, richiamare ciò che più temo.
Questo non vuol dire che colui il quale ricerca la cosa conquistata da un altro non possa ugualmente ottenerla, ma semplicemente afferma che se il desiderio è sincero e l’oggetto del desiderio è veramente suo, gli arriverà ugualmente seguendo altre vie, poiché è nella natura stessa dell’universo l’abbondanza, il tutto per tutti.

Conclusione:
La vera crescita spirituale consiste nell’eliminare dal nostro cuore e dalla nostra mente ogni idea di separazione e di mancanza e nel saper riconoscere che l’universo è abbondante come ci dice il seguente salmo di David:
23 (22)
1Salmo. Di Davide.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
2su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
3Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
4Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
5Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
6Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.

mercoledì 22 settembre 2010

Regole Iniziatiche



Anonimo
1 . La vita, con le sue innumerevoli prove, ha per scopo - nell’ordine della sua saggezza - l’educazione della volontà.
      Il non volere e il non agire è all’uomo tanto funesto quanto il compiere il male
      L’uomo deve, come il suo Creatore, essere sempre attivo.
2. E’ a mezzo della Volontà che l’intelligenza vede il dispiegarsi delle fasi della vita. Se la volontà é sana, la veduta é giusta.
3. Affermare ciò che è vero e volere ciò che è giusto, è creare. Affermare e volere il contrario, é distruggere.
4. Quando l’uomo, avendo scoperto la Verità, vuole operare la giustizia, nulla gli resiste.
5. Al fine di affermare che un uomo é o é stato felice o infelice, sappiate la direzione che ha seguito la sua volontà.
6. Una catena di fiori é più difficile a spezzare che una catena di ferro.
7. La volontà dell’uomo giusto è l’immagine della volontà di Dio, e man mano ch’essa si fortifica, comanda agli avvenimenti.
8. Le intelligenze le cui volontà non si equilibrano, sono come degli astri mancanti
9. Accettate il male relativo come un mezzo per raggiungere il bene assoluto, ma non lo vogliate, né commettetelo mai.
10. Per acquisire il diritto di possedere sempre, bisogna volere pazientemente e lungamente.
11 . Affrontate il leone, e il leone vi temerà. Sappiate comandare al dolore, e il dolore si muterà in piacere.
12. Andare incontro alla morte per sacrificio non é un suicidio: é l’apoteosi di una sublime volontà e la presa di possesso della vita eterna.
13. Passare la propria vita a volere e perseguire dei beni caduchi, é votarsi all’eternità della morte.
14. Volere il bene con violenza é tanto ingiusto quanto il volere il male. La violenza crea il disordine, e il disordine è il principio di ogni male.
15. Volere il male é asservirsi alla morte. Una volontà perversa é un inizio di suicidio.
16. Soffrire é lavorare. Ogni dolore, accettato con obbedienza e rassegnazione, é un progresso compiuto.
17. Più la volontà sormonta ostacoli, più essa ingigantisce in potenza. La speranza deve dunque unirsi incessantemente alla fede.
18. La paura non é che una pigrizia della volontà. I pericoli non spaventano che i mancati.
19. La luce é un fuoco elettrizzato, posto dalla natura a servizio della volontà. Essa rischiara coloro che sanno usarne; fulmina quelli che ne abusano.
20. Ogni volontà che lotta contro i decreti divini, é riprovata dalla Eterna Ragione.
21. Quando ci si crea dei fantasmi, si partoriscono dei vampiri. Chiunque si abbandona all’errore, diviene loro preda.
22. L’impero del mondo appartiene all’impero della luce e l’impero della luce é il Trono della Volontà. Così, man mano che l’uomo perfeziona la sua volontà, può arrivare a tutto vedere, cioè a tutto sapere, in un cerchio indefinitamente estensibile. La felicità è per lui il frutto della scienza del bene e del male, scienza figurata dall’albero centrale dell’Eden. Ma Dio non permette di cogliere questo frutto, se non all’uomo abbastanza padrone di sé stesso per avvicinarsene senza desiderarlo.

Riflessioni
Molti dei concetti che si ritrovano in questi testi, rimandano a guerre, lotte, dolori, sofferenze, come presupposti necessari per raggiungere la felicità e li presentano in modo tale da farle sembrare una ineluttabile volontà divina.
E’ mai possibile che un Dio, definito “Amore” da Giovanni Evangelista, possa veramente imporre sofferenza e lotta prima di un premio?
E’ facile notare il contrasto fra l’incitazione alla lotta, sforzo, sacrifico delle regole e la seraficità delle parole di Gesù: “A chi chiede sarà dato. […] A chi bussa sarà aperto. […] Io voglio misericordia, non sacrificio.” .
Da ragazzo avevo una convinzione profonda che suonava così: “Ciò che è mio viene a me!”, e come conseguenza logica: “Ciò che non mi appartiene, non sarà mai veramente mio!”. Questo porta anche ad un’altra conseguenza logica: Se inseguo ciò che non mi appartiene, la sto sottraendo a qualcun altro, e ciò comporta che nego a questa persona una possibilità di essere felice!
Quindi ho maturato che tutto ciò che richiede sforzo e lotta, non ci appartiene.
La bellezza di ciò che veramente ci appartiene nasce dal fatto che ci viene incontro spontaneamente e che è un piacere immenso riceverlo.
Quando si riceve ciò che ci appartiene si prova  una sensazione interna di espansione, e ciò si può veramente chiamare “Amore”, e non è blasfemo sentire e affermare in quei momenti: “Io e Dio siamo Uno!”.

sabato 18 settembre 2010

I giochi dell'infanzia

Educazione (Induzione) ludica

Ogni cucciolo di animale (non ho esperienza riguardo alle piante, ma mi piace pensare che anche esse giocano, magari col vento!) ha una naturale propensione al gioco.
Tutto diventa gioco: un pezzo di carta, un rametto, una pietra, una scarpa, un calzino, ecc.
Osservare gli animali domestici (cani, gatti) che si divertono ad inseguire un gomitolo o un qualsiasi oggetto che capiti loro fra le zampe è veramente gioioso e rilassante.
Il bimbo umano non è diverso dagli altri animali, ma ha delle qualità in più: quella di manipolare, trasformare e anche quella di immaginare e creare.
Vi è mai capitato di osservare un bimbo che parla con se stesso davanti allo specchio, recitando la parte di un personaggio inventato sul momento?
Mia madre mi ha raccontato che da piccolo lo facevo spesso e lei a distanza e senza farsene accorgere seguiva tutti i miei dialoghi allo specchio, e se la spassava gioiosamente alle mie spalle.
Se si incontrano due o più famiglie, diciamo al parco, ognuna si sceglie, inizialmente, un posto appartato e distante dagli altri, ma se ci sono dei bambini la distanza diventa naturalmente virtuale perché i piccoli immediatamente interagiscono cogli altri bambini ed iniziano a giocare fra di loro, nonostante si conoscano appena o non si conoscano affatto.
Questo mi riporta ad un brano evangelico in cui quasi si intravede un sorriso di compiacimento di Gesù mentre osserva dei bambini che giocano ed indicandoli ai suoi discepoli dice: “Se non sarete come quei fanciulli, non entrerete nel Regno dei Cieli.”.
Non è molto diversa la tradizione dell’India in cui si afferma che il Mondo è “Lila” e questo termine sanscrito indica “Il Gioco di Dio”.

Ora vi invito ad un momento di gioco delle mie figlie, qualche anno fa:



Tanto disordine in casa, ma un divertimento senza limiti in cui c’è posto per tutti e senza spese!
Pensate ora al contrasto tra questa spontaneità espressiva dei bambini e quella dei giochi standard e stereotipati imposti loro dagli adulti.
Una femminuccia deve giocare con bambole, bambolotti, cucinini, lavatrici, passeggini, cullette, deve insomma da piccola impersonare quello che farà da grande. Praticamente è come se si dicesse alla bambina: “Il tuo destino da grande è quello di essere madre, moglie e una brava massaia!”
Un maschietto deve giocare con le armi, impersonare un eroe vincente dei fumetti, deve amare le moto, le macchine e soprattutto non deve piangere mai, perché solo i deboli piangono!
Tutto questo supportato alla grande dall’industria dei giocattoli che si intromette prepotentemente nei programmi televisivi coi loro insistenti e reiterati spots pubblicitari su bambolotti da accudire, piatti da cucinare, armi spaziali, ecc.

Si comprende facilmente che queste forme di induzione sono molto deleterie per il benessere dei bambini che poi diverranno adulti.
Cosa succede se una bambina condizionata da piccola a fare la mamma, non riesce a procreare?
Sapete che statisticamente i tumori all’utero e al seno sono più frequenti nelle donne che non riescono a procreare?
Vi siete mai chiesti perché molte delle patologie neoplastiche delle donne si manifestato dopo la menopausa?
Pensate che possa esserci un nesso fra queste patologie devastanti e i giochi imposti a queste donne da piccole?
E cosa succede ai maschietti, costretti da piccoli a fare i duri, se hanno dei cali di prestazioni nei rapporti di coppia?
Quante prostatiti, adenomi o carcinomi prostatici!
Pensate che ci sia un nesso tra queste patologie e le induzioni ludiche dell’infanzia?
Io credo di sì.

La mia scelta di genitore responsabile
La mia esperienza ambulatoriale e l’osservazione di tanti casi con esiti infausti, legati solo ad una mancata maternità o ad un’impotenza, mi ha stimolato a prevenire questi possibili risvolti negativi nelle mie figlie.
Ho letteralmente riempito la mia casa di pannelli da costruzione, ho stimolato le bambine alla collaborazione e condivisione delle esperienze di gioco a cui ho partecipato sempre attivamente e come si può vedere dalle foto il risultato è stato veramente “appagante”.
In questo ho potuto notare anche un altro aspetto divertente: quando qualche parente o amico faceva i soliti regali di bambole e bambolotti, le bambine non li hanno preso neanche in considerazione, perché erano troppo monotoni in rapporto ai giochi sempre nuovi e creativi che nascevano dall’uso dei pannelli.
Ciò che differenzia un uomo da ogni altro animale è il maggior sviluppo delle facoltà mentali e sono convinto che il miglior modo di aiutare i bambini a crescere sani è quello di fornirgli da piccoli il “cibo per la mente”.

In relazione a quanto trattato qui, in un prossimo post affronterò la questione di quelle che mi piace definire “Le Malattie Culturali

sabato 11 settembre 2010

Dio creò dal nulla tutte le cose


     Quando ero bambino e seguivo i corsi di catechismo, ricordo che uno dei concetti base da imparare era quello della creazione dell’Universo.
     Veniva insegnato: “Dio creò dal nulla tutte le cose”.
     Una frase che creava un bel po’ d’imbarazzo nella mia mente e presumo in quella di tutti i bambini che come me l’ascoltavano.
     “Com’è possibile creare cose dal nulla?”
     Ho dovuto attendere vari decenni di vita e ricerche per trovare la risposta a tale domanda.
     E la risposta è arrivata dalle ricerche della Fisica Quantistica.
     In questa disciplina si è arrivati ad una conclusione sconcertante sull’origine dell’Universo.
     Si afferma ormai che: “L’Universo esiste perché c’è qualcuno che lo osserva. Senza osservatore l’Universo è niente. Quindi è la mente che dà una forma agli oggetti che percepisce”.
      Finalmente il Dogma si è incontrato con la Conoscenza Scientifica ed è stato svelato.
      Questa conoscenza sotto altra forma esisteva già in medicina e soprattutto era chiara nella fisiologia del nostro Sistema Nervoso.
      Sono infatti ben conosciuti i cosiddetti “riflessi ideo-motori”: un qualsiasi movimento del nostro corpo è possibile solo se può essere visualizzato prima.
     Se non riesco a immaginare un movimento non sono in grado di realizzarlo.
     Per estensione si può affermare che è possibile realizzare solo ciò che è possibile immaginare; per cui l’intera esistenza di ognuno è la realizzazione della propria immaginazione.

giovedì 9 settembre 2010

Considerazioni sull’Infinito

C’è un episodio della mia adolescenza che è sempre rimasto impresso nella mia mente: una chiacchierata, quasi monologo, con un mio amico, in un pomeriggio d’estate (circa 45 anni or sono!), seduti su una panchina della villa comunale del mio paese natale.
In quel periodo ero molto attratto dalle problematiche religiose ed in particolare da quel concetto di Dio che veniva insegnato ai bambini alle lezioni di catechismo. Dio essere perfettissimo (nonostante le anomalie grammaticali del termine!), infinito, eterno, onnisciente, onnipotente.
In particolare mi aveva colpito il concetto di infinito, che avevo anche incontrato a scuola in Geometria parlando della “retta”, “semiretta”, “punto”.
In quel pomeriggio d’estate stavo appunto comunicando a questo amico i miei pensieri riguardo al concetto di infinito.
Pensavo all’immensità del cielo stellato, senza limiti; al numero infinito delle stelle, dei pianeti, ecc., ma quello che più mi aveva colpito era che nell’infinito le possibilità più remote diventano certezze.
Dicevo al mio amico: “Il nostro sistema solare non è unico nell’universo, ma verosimilmente ne esistono un numero infinito che si differenziano fra di loro solo per uno o più particolari. Nello stesso modo il nostro pianeta Terra non è unico, ma esistono un numero infinito di pianeti Terra che ugualmente si differenziano per uno o più particolari. Per esempio c’è un pianeta Terra che è identico a questo in cui viviamo, ma in cui oggi, noi due, invece di stare qui a chiacchierare di questi argomenti, stiamo passeggiando a braccetto con una ragazza. Oppure un altro in cui tutto è identico a questo tranne che io invece di chiamarmi Cosimo mi chiamo Nicola e tu invece di Nicola ti chiami Cosimo.”
Il mio amico annuiva, ma leggevo nei suoi occhi tutta la sua perplessità!
Quest’anno (2010) ho letto il libro di Vadim Zeland “Lo spazio delle varianti”, e con mia grande sorpresa ho ritrovato i concetti che avevo intuito da adolescente, ma mi è stato di grande aiuto per completare quelle mie intuizioni.
Io allora pensavo che le varianti della realtà fossero autonome e che fra di loro non esistesse alcuna possibilità di interazione: fossero cioè delle vie parallele alla nostra. Zeland invece afferma che noi scegliamo ogni momento in quale di queste vie parallele vivere ed avere le nostre esperienze, e nel suo secondo libro “Il fruscio delle stelle del mattino” dà molte indicazione su come operare per trasferirsi da una via ad un’altra mediante la semplice “scelta”.
La scelta nasce dal concetto che l’infinito è perfetto e come tale nulla può essere aggiunto né sottratto.
Tutto ciò che posso immaginare esiste già, e può essere solo scelto non raggiunto o conquistato o creato.
Zeland ha chiamato questa tecnica “Transurfing
In questo ci soccorre anche il libro biblico “Qoèlet” che nel 1° capitolo intona:

9Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.
10C'è forse qualcosa di cui si possa dire:
"Guarda, questa è una novità"?
Proprio questa è già stata nei secoli
che ci hanno preceduto.

Quindi col transurfing ogni evento della vita è affidato alla scelta dell’individuo ed in questo contesto decade ogni possibile intervento del “caso”. Del resto in un Universo così perfettamente organizzato è mai possibile che possa esistere qualcosa che sia affidata al caso?

Conclusione
Il nostro percorso di vita non è nelle mani di Dio e neppure affidato al caso, bensì alle nostre scelte quotidiane di cui siamo gli unici responsabili.

Un sentito grazie a Vadim Zeland per aver condiviso con tutti le sue scoperte e intuizioni.

Risorse utili

Anagrafe e Malattia

Anagrafe e Malattia Anagrafe. [dal gr. ἀναγραϕή «registro»]. – Registro della popolazione destinato, in ogni comune, a documentare lo...

Lavori in corso ....../Working progress.....

Lavori in corso ....../Working progress.....

Lavori completati e pubblicati

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Doni dell'Energia Reiki

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Informazioni personali

La mia foto
Nato a Castellana Grotte (BA) nel 1951 Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1979 presso l’Università degli Studi di Parma Dal 1984 esercita la Professione di Medico di Medicina Generale in Casamassima (BA). Nel 1985 si iscrive al Corso Biennale di Omeopatia indetto nella Città di Bari dalle Scuole di Medicina Omeopatica “Mattioli-Palmieri” di Firenze, conseguendone l’Attestato nel 1987. Dal 1997 è attivo nell’informazione sulla integrazione alimentare da fonti naturali (e non da preparazioni chimico-farmaceutiche), quale supporto indispensabile al miglioramento e mantenimento dello stato di salute psico-fisico dell’individuo. Nel 2001 si avvicina allo studio e alla pratica delle tecniche di guarigione naturali del Reiki, percorrendone l’intero iter formativo fino alla qualifica di Usui Reiki Master, di Karuna Reiki® Master, e completando la formazione nelle tecniche giapponesi originali dell’Usui Ryoho Gakkai presso la Scuola Free Reiki® di Padova. Il lavoro di ricerca continua acquisendo la conoscenza di nuove tecniche fra cui EFT, Coaching, ed altre in via di sviluppo, sempre con l'obiettivo di ripristinare lo stato di benessere nelle persone che lo richiedono.

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