giovedì 6 gennaio 2011

Scoperti nuovi meriti dei cereali non raffinati

Se si pensa ai danni che ha causato per moltissimo tempo in Cina il Beri-beri, neuropatia causata da carenza di vitamina B1, legata solo al fatto che le persone benestanti usassero cibarsi di  riso brillato (brillatura = asportazione della cuticola di rivestimento del chicco), privandolo in tal modo della maggiorparte dei micronutrienti, si può comprendere perchè il cibo integrale preservi la salute a vari livelli.
Ci sono moltissime sostanze presenti nelle piante che sono riunite in un unico gruppo mal conosciuto che va sotto il nome di "fattori alimentari associati", che però hanno delle funzioni molto importanti sia nell'assorbimento che nell'uso delle sostanze nutrienti.  Molte di tali sostanze vanno perse nel processo di raffinazione, oltre che nei procedimenti di cottura.
Come conseguenza logica c'è l'invito ad utilizzare quanto più possibile cibi integrali nell'alimentazione quotidiana, a partire dall'infanzia!
  "Pane e pasta integrali servono anche a ridurre la pressione
Ne bastano tre porzioni al giorno. L'abbassamento pressorio può tradursi in una riduzione dell'incidenza di malattie coronariche e ictus del 15 e del 25%

MILANO - Sappiamo che i cereali integrali possono aiutare a controllare il peso perché danno un maggior senso di sazietà, che possono essere e sono utili nella prevenzione di diabete e malattie cardiovascolari e perfino per proteggerci da alcuni tumori, ma ora uno studio clinico controllato ci dice che i cereali integrali possono anche ridurre la pressione. Nello studio, pubblicato dall'American Journal of Clinical Nutrition, alcuni ricercatori inglesi, dell'Università di Aberdeen, sono andati a verificare gli effetti sulla pressione arteriosa dell'aggiunta di cereali integrali alla dieta. Lo studio ha coinvolto più di 200 uomini e donne sani, di mezza età, i quali, dopo un periodo iniziale di dieta "raffinata", sono stati divisi in tre gruppi: uno ha continuato con questo tipo di alimentazione, gli altri due hanno sostituito tre porzioni di cereali raffinati con pari quantità di cereali integrali (di solo frumento, in un gruppo; di frumento e avena, nell'altro).
Per intenderci: due porzioni di cereali al giorno equivalgono, per esempio, a 70-80 grammi di pane, mentre 30-40 grammi di cereali da prima colazione equivalgono a una porzione). Dopo tre mesi si è osservato che nei gruppi a dieta "integrale" la pressione sistolica (la "massima") era diminuita di 5-6 mmHg rispetto a un solo mmHg in meno registrato nell'altro gruppo. Se confermati, questi risultati si potrebbero tradurre, a livello di popolazione generale, in una riduzione dell'incidenza di malattie coronariche e di ictus rispettivamente del 15 e del 25%. Allora, i cereali integrali diventeranno il nuovo caposaldo della dieta anti-ipertensiva? Risponde Vincenzo Savica, professore di nefrologia all'Università - Azienda ospedaliera Papardo di Messina, coautore di un recente articolo su "Dieta ed ipertensione", pubblicato dall'Annual Review of Nutrition. «Premesso che l'ipertensione arteriosa è anche un pesante fattore di rischio per malattie renali, che possono poi condurre al trattamento dialitico - dice Savica -, è assai probabile che la risposta alla domanda sia affermativa. Se altri studi confermeranno quanto si è ora visto, i cereali integrali potrebbero diventare uno "strumento" particolarmente vantaggioso per la salute di cuore e arterie, in grado, da un lato, di ridurre o stabilizzare i valori pressori e, dall'altro, di diminuire i livelli di colesterolo (come hanno già chiarito altre ricerche). Si ipotizza che l'effetto anti-ipertensivo dei cereali integrali sia da attribuire all'insieme delle sostanze che contengono, più che a singoli componenti, anche se restano da chiarire i meccanismi d'azione e rimane da capire se alcuni prodotti siano migliori di altri. Non bisogna dimenticare, però, che i derivati dei cereali sono fra le principali fonti di sodio, la cui riduzione resta uno dei pilastri della dieta antiipertensiva».
Cereali integrali a riduzione del sodio a parte, che cosa può servire per abbassare la pressione? «Senz'altro, ridurre il peso quando è in eccesso - chiarisce Savica - e va anche assicurata la presenza di adeguate quantità di potassio (buone fonti sono soprattutto frutta e verdura), che potrebbe contribuire a ridurre i valori pressori con l'aumento dell'eliminazione del sodio. Attenzione, però: chi decide di testa propria di sostituire il sale da cucina con quello "della farmacia" più povero di sodio, forse non sa che la notevole ricchezza di potassio di questo prodotto può essere dannosa per le persone che soffrono di malattie renali (magari senza saperlo) e tanto più per le persone in dialisi perché le espone ad aritmie cardiache anche gravi. «Anche il calcio, come quello del latte e dei derivati a basso contenuto di grassi, - prosegue Savica - e gli acidi grassi omega-3, di cui è ricco il pesce azzurro, potrebbero servire. Come pure un moderato consumo di tè, per il suo contenuto di flavonoidi che influenzerebbero positivamente il funzionamento delle cellule endoteliali (che rivestono la superficie interna delle arterie), migliorando il controllo dei valori pressori». E il cioccolato può aiutare come si dice? «Probabilmente sì, almeno nel caso del cioccolato fondente, ricco di flavonoidi. Questi effetti positivi si manifesterebbero già con piccole quantità: circa 6 grammi al giorno». «Riguardo all'alcool, mentre modeste quantità di vino rosso potrebbero avere un effetto positivo grazie all'azione vasodilatante dei fenoli - conclude Savica -, va evitato l'abuso, che aumenta il rischio d'ipertensione oltre che di ictus»."
Carla Favaro
nutrizionista


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Nato a Castellana Grotte (BA) nel 1951 Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1979 presso l’Università degli Studi di Parma Dal 1984 esercita la Professione di Medico di Medicina Generale in Casamassima (BA). Nel 1985 si iscrive al Corso Biennale di Omeopatia indetto nella Città di Bari dalle Scuole di Medicina Omeopatica “Mattioli-Palmieri” di Firenze, conseguendone l’Attestato nel 1987. Dal 1997 è attivo nell’informazione sulla integrazione alimentare da fonti naturali (e non da preparazioni chimico-farmaceutiche), quale supporto indispensabile al miglioramento e mantenimento dello stato di salute psico-fisico dell’individuo. Nel 2001 si avvicina allo studio e alla pratica delle tecniche di guarigione naturali del Reiki, percorrendone l’intero iter formativo fino alla qualifica di Usui Reiki Master, di Karuna Reiki® Master, e completando la formazione nelle tecniche giapponesi originali dell’Usui Ryoho Gakkai presso la Scuola Free Reiki® di Padova. Il lavoro di ricerca continua acquisendo la conoscenza di nuove tecniche fra cui EFT, Coaching, ed altre in via di sviluppo, sempre con l'obiettivo di ripristinare lo stato di benessere nelle persone che lo richiedono.

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