In quel periodo ero molto attratto dalle problematiche religiose ed in particolare da quel concetto di Dio che veniva insegnato ai bambini alle lezioni di catechismo. Dio essere perfettissimo (nonostante le anomalie grammaticali del termine!), infinito, eterno, onnisciente, onnipotente.
In particolare mi aveva colpito il concetto di infinito, che avevo anche incontrato a scuola in Geometria parlando della “retta”, “semiretta”, “punto”.
In quel pomeriggio d’estate stavo appunto comunicando a questo amico i miei pensieri riguardo al concetto di infinito.
Pensavo all’immensità del cielo stellato, senza limiti; al numero infinito delle stelle, dei pianeti, ecc., ma quello che più mi aveva colpito era che nell’infinito le possibilità più remote diventano certezze.
Dicevo al mio amico: “Il nostro sistema solare non è unico nell’universo, ma verosimilmente ne esistono un numero infinito che si differenziano fra di loro solo per uno o più particolari. Nello stesso modo il nostro pianeta Terra non è unico, ma esistono un numero infinito di pianeti Terra che ugualmente si differenziano per uno o più particolari. Per esempio c’è un pianeta Terra che è identico a questo in cui viviamo, ma in cui oggi, noi due, invece di stare qui a chiacchierare di questi argomenti, stiamo passeggiando a braccetto con una ragazza. Oppure un altro in cui tutto è identico a questo tranne che io invece di chiamarmi Cosimo mi chiamo Nicola e tu invece di Nicola ti chiami Cosimo.”
Il mio amico annuiva, ma leggevo nei suoi occhi tutta la sua perplessità!
Quest’anno (2010) ho letto il libro di Vadim Zeland “Lo spazio delle varianti”, e con mia grande sorpresa ho ritrovato i concetti che avevo intuito da adolescente, ma mi è stato di grande aiuto per completare quelle mie intuizioni.
Io allora pensavo che le varianti della realtà fossero autonome e che fra di loro non esistesse alcuna possibilità di interazione: fossero cioè delle vie parallele alla nostra. Zeland invece afferma che noi scegliamo ogni momento in quale di queste vie parallele vivere ed avere le nostre esperienze, e nel suo secondo libro “Il fruscio delle stelle del mattino” dà molte indicazione su come operare per trasferirsi da una via ad un’altra mediante la semplice “scelta”.
La scelta nasce dal concetto che l’infinito è perfetto e come tale nulla può essere aggiunto né sottratto.
Tutto ciò che posso immaginare esiste già, e può essere solo scelto non raggiunto o conquistato o creato.
Zeland ha chiamato questa tecnica “Transurfing”
In questo ci soccorre anche il libro biblico “Qoèlet” che nel 1° capitolo intona:
9Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.
10C'è forse qualcosa di cui si possa dire:
"Guarda, questa è una novità"?
Proprio questa è già stata nei secoli
che ci hanno preceduto.
Quindi col transurfing ogni evento della vita è affidato alla scelta dell’individuo ed in questo contesto decade ogni possibile intervento del “caso”. Del resto in un Universo così perfettamente organizzato è mai possibile che possa esistere qualcosa che sia affidata al caso?
Conclusione
Il nostro percorso di vita non è nelle mani di Dio e neppure affidato al caso, bensì alle nostre scelte quotidiane di cui siamo gli unici responsabili.
Un sentito grazie a Vadim Zeland per aver condiviso con tutti le sue scoperte e intuizioni.
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